L’intervista :
L’apicoltrice di Lapio racconta come è ripartita a 48 anni reinventando la propria vita grazie all’apicoltura: «Oggi sono iscritta come imprenditrice agricola professionale e con le mie 20 casette dovrei arrivare a produrre circa 4 quintali di miele. Voglio dar valore ad un settore sottovalutato»
Autore: Lara Tomasetta
Data di pubblicazione: Venerdì, 22 Aprile 2016
«A 48 anni ho chiuso la Partita Iva e mi sono ritrovata a dover cercare nuovamente lavoro. So bene che in questo momento storico, che dura ormai da diversi anni, non sono la prima e non sarò l’ultima, ma non è stato facile rimettersi in gioco a questa età. Cosa offriva il mercato per una geometra? Potevo provare in un call center o come procacciatrice d’affari, poi mi sono resa conto che questa volta avrei potuto seguire una piccola passione, qualcosa che avesse a che fare con la mia Irpinia».
A parlare è Genoveffa Romano, le sue parole suonano senza dubbio familiari poiché di queste storie ne sono piene giornali e televisioni. Diverso è far comprendere come spesso facilmente si sottovalutino le opportunità che questa terra è in grado di dare a chi ha occhi per vedere e orecchie per saper ascoltare. Ed è quello che Genoveffa ha fatto: guardando il suo paese, Lapio, e osservando come la natura irpina abbia ancora tanto da offrire ha deciso di approfondire lo studio dell’apicoltura e l’ha trasformata in una professione.
«Nel 2013 un apicoltore di Lapio si è distinto a livello nazionale vincendo il premio “Tre Gocce d’Oro”, mi sono incuriosita ed ho ripreso alcuni libri sull’apicoltura che avevo acquistato anni prima. Ho cominciato a studiare seriamente, ad interessarmi e informarmi sul web circa le reali possibilità di crescita e ho scoperto che l’Irpinia è davvero un territorio fantastico per diventare allevatrice d’api: l’aria pulita e la grande varietà di piante e fiori selvatici la rende un luogo molto ospitale che ben si presta ad una produzione di qualità. Il miele italiano è ancora molto richiesto sul mercato e questo significa che è possibile vendere ad un prezzo giusto senza soffrire la concorrenza. Nel 2014 ho seguito un corso APAS e ho fatto il mio primo investimento con 5 casette; con buona volontà mi sono messa all’opera, ancora ricordo la sensazione nell’aprire le casette e scoprire le oltre 30.000 api che c’erano dentro, non era così banale avere a che fare con degli animali che hanno delle regole ben precise da studiare e rispettare. Tutti gli errori che ho fatto li ho pagati sul campo».
Genoveffa ha compiuto una scelta atipica rispetto a quanto si è soliti promuovere per l’Irpinia: «Oggi ho 52 anni, quest’anno mi sono iscritta come imprenditrice agricola professionale e con le mie 20 casette dovrei arrivare a produrre circa 4 quintali di miele, ovvero a poter vivere di questo lavoro. Il mio intento è proprio quello di dar valore all’apicoltura in Irpinia che per il momento è ancora sottovalutata rispetto all’olicultura o alla vitivinicultura. In pochi sanno quanto possa essere affascinante questo mondo e quanto sia importante preservare un territorio vergine e sano come il nostro: qui le api possono ancora trovare i rovi selvatici, le piante e i fiori necessari per l’impollinazione. Impollinare significa permettere l’eterogeneità delle piante, la varietà e la diffusione delle specie che invece stanno scomparendo a causa delle politiche aggressive nel campo dell’agricoltura. Gli apicoltori hanno la responsabilità e il compito di salvare questi animali».
Stando alle stime, l’Irpinia con le sue 9.000 casette è il secondo territorio il Campania per produzione di miele, dopo il beneventano. Ma il nostro miele – lo ricorda anche Genoveffa – ha un valore aggiunto poiché nasce in un territorio incontaminato. Lo sforzo di questa piccola imprenditrice è rivolto a far crescere l’intero settore: «Quando ho cominciato avrei voluto dar vita ad un consorzio, ma anche in questo settore ho trovato le resistenze tipiche del nostro territorio. Avrei voluto acquistare dei macchinari insieme agli altri produttori per avere degli strumenti che permettessero numeri più grandi da proporre al mercato. Purtroppo le reticenze sono quelle che conosciamo tutti e riguardano la difficoltà a fidarsi del prossimo, a fare rete a collaborare».
Ma l’entusiasta ape operaia Genoveffa non si arrende: «Sono cosciente della mia età ma ho ancora diversi sogni nel cassetto; il primo è proprio quello di far conoscere meglio il mondo dell’apicoltura: la vita delle api è una favola, non sembra possibile che sia così e invece si resta incantati e stupiti nell’osservare il loro operare instancabile e la loro rigida disciplina».
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